Smart working: ergonomia e disturbi muscoloscheletrici
Esistono alcuni strumenti che possono aiutare le aziende e i lavoratori ad aumentare la consapevolezza dei possibili rischi nelle attività in smart-working, e uno di questi è il documento CNI “Linee di indirizzo per la gestione dei rischi in modalità smart-working”.
Un documento sviluppato in un “momento epocale” derivante purtroppo da una pandemia che si è rilevata drammatica e che ha comportato un aumento notevole e imprevisto di lavoratori che operano in modalità a distanza e spesso in condizioni di solitudine.
Parlando di rischi nelle attività svolte in smart-working, il documento ricorda innanzitutto che queste attività sono soggette a criticità ergonomiche e all’eventuale insorgenza di disturbi muscoloscheletrici (DMS).
A questo proposito si ricorda che tra le più frequenti patologie collegate allo svolgimento dell’attività lavorativa figurano quelle “inerenti all’apparato muscoloscheletrico” che si traducono spesso in costi gravanti sui datori di lavoro, motivo per il quale una loro risoluzione o miglioramento giova sia alla salute dei lavoratori sia ai bilanci delle imprese.
Queste patologie possono essere causate da una combinazione di elementi e tra quelli legati all’attività lavorativa e al suo svolgimento ricadono in generale i seguenti:
- l’assunzione di posture scorrette o statiche;
- ritmi intensi di lavoro;
- il mantenimento prolungato della stessa posizione in piedi o seduta;
- la movimentazione di carichi, specialmente quando si ruota o si piega la schiena;
- movimenti ripetitivi o che richiedono uno sforzo;
- vibrazioni, scarsa illuminazione o lavoro in ambienti freddi.
Tuttavia sono i primi tre elementi che hanno la possibilità di manifestarsi anche in modalità smart-working, mentre gli altri rischi sono pertinenti maggiormente per i lavoratori in solitudine che spesso si trovano ad operare in ambienti con caratteristiche non favorevoli che aggravano la gravità del rischio.
Smart-working ed ergonomia: formazione e azioni di prevenzione
Il documento indica poi che, per migliorare la prevenzione di questi problemi, va dedicata massima importanza sia ai percorsi di informazione/formazione (quale strumento per evidenziare i comportamenti e le posture corrette per i lavoratori), sia alle necessarie azioni di prevenzione che dovrebbero includere modifiche riguardanti:
- gli spazi di lavoro, adeguandoli al fine di migliorare le posture lavorative;
- le attrezzature, assicurando che siano ergonomiche e adatte ai compiti da svolgere;
- un miglioramento della consapevolezza dei rischi, impartendo come già anticipato una formazione su buoni metodi di lavoro;
- i compiti specifici dei lavoratori agili, cambiando metodi o strumenti di lavoro;
- la gestione, invitando ad una pianificazione del lavoro in modo tale da evitare mansioni ripetitive o prolungate con posture scorrette, programmando pause, o pensando ad una eventuale rotazione delle funzioni fino ad una possibile riassegnazione del lavoro;
- i fattori organizzativi, sviluppando una politica in materia di tutela dell’apparato muscoloscheletrico.
Infine, si segnala che dal punto di vista ergonomico è importante ricordare sempre quanto sia opportuno eseguire alcuni esercizi durante le pause. Infatti come ormai dimostrato da tempo gli esercizi di ginnastica e di stretching consentono di migliorare nettamente lo stato di salute.
Qual è la relazione tra smart-working e benessere del lavoratore?
Il Technostress si articola in diverse dimensioni:
- Sovraccarico tecnologico, per cui le persone percepiscono una discrepanza tra i propri ritmi di lavoro e i tempi dettati dalla tecnologia e possono mal adattarsi al mutare delle abitudini di lavoro.
- Invasione tecnologica, ovvero la percezione che i confini che separano il contesto lavorativo dalla vita privata non siano più netti.
- Complessità, dovuta all’uso delle tecnologie, ovvero situazioni in cui il lavoratore percepisce le proprie competenze come inadeguate di fronte allo svolgimento di un compito.
- Insicurezza, derivante dall’uso della tecnologia quando questa è percepita come una minaccia alla stabilità del lavoro e un fattore che contribuisce alla perdita del posto di lavoro.
- Incertezza, dato il disorientamento percepito di fronte ai continui cambiamenti nel mondo tecnologico e la conseguente necessità di apprendimento e formazione.